È stato detto che Elisabetta della Trinità vive nell’anima di Maria.
Tanta intimità merita un approfondimento, per poter essere conosciuta, trasmessa e vissuta.: Non deve andare perduta la sua esperienza! In realtà, Elisabetta è una figura degna di attenzione :
- perché è nostra contemporanea (quasi tutti i suo scritti sono datati 190 … ),
- perché ciò che dice è esperienza vissuta, non speculazione sistematica (in ciò è modello per tutti i cristiani),
- perché è ha sempre in bocca la parola di Dio e la cita continuamente, con ricchezza intuitiva ed esperienziale,
- perché vede Maria come realizzazione piena della sua personale esperienza: essa è lode perfetta della SS. Trinità,
- perché il suo cammino di devozione mariana è cresciuto per tappe normali: dalla devozione ingenua ed infantile, alla religiosità popolare (pellegrinaggi, feste, … scapolare, rosario, immagini …alla profonda esperienza mistica (identità mariana, essere il cielo della Trinità, essere Padre di Cristo…”). Con mezzi comuni arriva a vette sublimi:, ciò è di incoraggiamento alla nostra debolezza e alla paura di non farcela,
- perché sa unire la devozione mariana con la spiritualità e la mistica mariana, ma senza soluzione di continuità.
Il mistero della in abitazione e Maria
È un ritornello per suor Elisabetta. l’atteggiamento mariano fondamentale del “custodire nel suo cuore tutte quelle cose, meditandole”(cfr UR 1; 15; R 10,1; lett. 28 novembre 1903; lett. giugno 1905;…).
Esso custodisce l’inizio ascetico del raggiungimento tipico dell’inabitazine della SS. Trinità nel cuore dell’uomo., (cfr P. SEL 2ss.).
È un atteggiamento tutto materno, che trascina la creatura verso il trascina la creatura verso il centro del suo cuore.
Infatti, l’atteggiamento ascetico del tendere verso il mistero, inabitante, per grazia dì Dio,nel nostro cuore, termina e trova riposo solo quando Dio, dall’interno, esercita una forte attrazione e una forte polarizzazione, interrompendo la faticosa tensione dell’uomo.
Solo Dio conosce il momento del trapasso…solo Dio può conferire questo dono; ma la creatura deve dar fondo e tutte le risorse del proprio cuore, per disporsi alla meno peggio, a tanto dono e così sublime.
Ed Elisabetta si spreme totalmente per aver parte a questo dono:
“Sto leggendo in questo momento delle bellissime pagine di S. Giovanni della Croce, sulla trasformazione dell’anima nelle Tre Persone Divine.
Reverendo – scrive al chierico Chevignard – a quale abisso di gloria siamo chiamati!
Poter dire che il buon Dio ci chiama. per la nostra stessa vocazione, a vivere in questi splendori santi, che adorabile mistero di carità!
Vorrei corrispondere a questa vocazione, passando sulla terra come la S. Vergine, custodendo tutte queste cose nel mio cuore, seppellendomi, per così dire, nel fondo della mia anima, per perdermi nella Trinità. che ivi dimora, e trasformandomi in essa” (lett. 28 novembre 1903).
In Maria , la Madre del Signore, Elisabetta trovò la perfetta Elisabetta.
Non ha bisogno di ragionare tanto o di riflettere.
Trova un modello biblico da contemplare, la Vergine Maria, per attuare il suo nome.
Se il nome è un auspicio – “nomen est omen” – nel nome essa sa leggere il suo mistico destino: essere la “casa di Dio”., (In realtà il nome. Elisabetta significa: Dio è perfetto, è pienezza, è giuramento
Elisabetta non fa l’errore di molti devoti di Maria, di contemplare la Madre del Signore dimenticando il proprio cammino da lei luminosamente tracciato e vissuto.
La stessa esortazione apostolica “Marialis cultus”, ci aveva messo in guardia, da una devozione mariana alienante, dove l’attenzione a Maria, dovesse corrispondere alla trascuratezza personale.
E diceva :
“È impossibile onorare la piena di grazia, senza onorare in se stessi, lo stato di grazia, cioè l’amicizia con Dio. la comunione con lui, l’inabitazione dello Spirito Santo”. (MC 57).
Maria, non è solo un modello estrinseco e ininfluente.
Ella è soprattutto
– Madre della Chiesa, corpo mistico di Cristo,
– membro eminentissimo della Chiesa, di cui Cristo è Capo,
– tipo, e non solo modello, della Chiesa: nel senso che è strettamente congiunta con noi, e tutto quello che accade in ei è profezia di noi tutti in modo efficace e reale, seppure futuro. Ella è nostra “certa e futura speranza”.
Per questo che Suor Elisabetta non avrà paura a sentirsi madre spirituale di Cristo, stringendosi strettamente a Maria.
Ha imparato che, non è rendendo irraggiungibile il mistero di Maria, che la creatura partecipa alla salvezza,…. quasi temendo di osare troppo o di fare ombra alla Madre del Signore!
Ha imparato che. solo partecipando al suo mistero di Madre è possibile scoprire il nostro ruolo di fronte a Cristo, e di fronte a tanti fratelli.
Se nessuno ha penetrato il mistero di Cristo come Maria, allora è necessario mettersi alla sua scuola, per apprendere il mistero di Gesù, suo Figlio e nostro fratello.
“È l’inenarrabile,«il segreto che lei custodiva nel suo cuore», che nessuna lingua ha saputo rivelare, nessuna penna descrivere.
Questa Madre di grazia andrà formando la mia anima, perché la sua figliolina sia l’immagine viva e raggiante del suo primogenito, il Figlio dell’Eterno, colui che fu la perfetta Lode della gloria del Padre” (UR 1).
Tutta la vita di Maria si può riassumere nelle parole: “Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore” (cfr. UR 15).
Solo il termine adorazione può dare risalto a questa totalità. Lo dice in questo testo, che riflette esattamente l’atteggiamento di Maria :
“Oh, l’adorazione! E’ una parola propria del cielo. La si potrebbe definire dicendo che è l’estasi dell’ amore.
È l’amore schiantato dalla bellezza, dalla fortezza, dall’ immensa grandezza dell’ oggetto amato. È l’amore che soffre una specie di mancamento, che cade in un totale e profondo silenzio…”. (UR 8).
Elisabetta, che amava tanto questo concetto, e da anni lo andava meditando, non esitava a raccomandarlo alla sorella, quando attendeva la nascita di un figlio :
“Lasciati possedere, lasciati invadere dalla vita divina, per comunicarla a quella piccola creatura che verrà al mondo colma di benedizioni. Pensa a che cosa doveva essere della Vergine, quando, dopo l’ Incarnazione, il Verbo incarnato, il Dono di Dio, regnava in Lei.
In quale silenzio, in quale adorazione e raccoglimento si immergeva interiormente per stringere con amore quel Dio, di cui era Madre”. (lett. 22 novembre 1903)
Adorazione è un termine totalizzante: vuole che tutto della creatura è per Dio.
P. M. Vigani