La porta del Paradiso
A tu per tu con Gesù sofferente
Crocifisso della chiesa
Un giorno, mentre Marianna è davanti allo specchio «per accomodarmi vanamente, [Gesù] mi si presentò nel specchio incoronato di spine, tutto grondante di sangue. A tal vista restai tutta tremante e impaurita, e con lacrime in abbondanza, e mi diedi per vinta, lasciando in quanto potevo tutte le vanità».
Le scelte di Marianna però urtano contro la suscettibilità della mamma che, sorpresa e contrariata dall’improvviso cambiamento della figlia, temendo che sia ammalata di «malinconia», decide di occuparsi di persona del suo abbigliamento e la rimprovera di continuo, sollecitandola a riprendere le sue abitudini mondane, ad aver maggior cura della propria persona, a ritornare al suo tenore di vita abituale. In questa penosa situazione la Beata trova aiuto e conforto in don Emilio Malliano, il sacerdote che l’ha ammessa alla prima Comunione: egli con la sua consumata esperienza, ha saputo cogliere in lei il disegno del Signore e la sprona a camminare decisa sulla via intrapresa.
«Mi insegnava a mortificare le mie passioni e male inclinazioni, e particolarmente quella del ballare che era grande, ma questo stentavo a farlo perché mia madre lo voleva… L’istesso mi comandò circa il accomodarmi(agghindarmi), ma in questo modo non avevo più difficoltà, anzi mi bagnavo li capelli acciò mi si distendessero: mia madre faceva molti rimedi acciò mi stessero rissi (ricci), ma tutto era invano. Alla fine si straccò più lei in accomodarmi che io in discomodarmi. Restando del tutto vittoriosa, me ne andavo tutta sussista (dimessa).
Dall’autobiografia si deduce che una tale inversione di rotta nella vita della giovane Marianna avvenne quando aveva circa dodici anni, dopo la sua prima Comunione. Il confessore la esortava a coltivare molto la presenza di Dio: «Sempre mi incontrava, mi diceva: viva a Dio nel suo cuore», le concedeva di accostarsi alla comunione tre volte la settimana, le permetteva di digiunare e di far penitenza.
Richiesto di suggerimenti per far bene l’orazione mentale, le consigliava di ascoltare «Nostro Signore che me ne averìa inspirata. Così me ne andavo da Nostro Signore… Quello che io facessi, non lo saprei dire, se non che di tanto in tanto gli dicevo: Voi siete il mio Amore, altro più non voglio che voi».
Inconsapevolmente Marianna scopriva il segreto di quel dialogo di amicizia col Signore che è il cuore dell’orazione teresiana, quello «stare in solitudine con Colui da cui sappiamo di essere amati» (S. Teresa di Gesù). Dai suoi infuocati colloqui con Gesù usciva trasformata e sempre più desiderosa di essere assimilata al suo mistero d’amore.
Un giorno le capitò tra mano un libro sulla passione di Gesù: La porta del Paradiso. Divenne la sua lettura preferita e ritornava a rileggere con un particolare struggimento interiore la meditazione sulla «guanciata che ricevè Nostro Signore. Questo passo mi inteneriva e mi faceva gran compassione… E una volta fra l’altre, meditando questo passo con gran tenerezza d’affetto e compassione, mi si presentò davanti Nostro Signore con la faccia tutta livida, con li denti inviluppati di sangue. A questa vista restai quasi morta, restandomi così impresso questo passo che ancora il dì d’oggi lo tengo così vivo che non li posso pensare che non piangi».
Ancora una volta Gesù le appare silenzioso, ma le parla con l’eloquenza della sua Passione. Il cuore di Marianna ne è sempre più soggiogato, preso dal Mistero e impaziente di conformarsi al suo Crocifisso, col quale a poco a poco si identificherà nella passione per la Chiesa e i fratelli, in un dono senza misura e senza soste.