Nel mese di dicembre si è degnamente concluso il III anniversario della morte di Maria degli Angeli, epilogo di un anno intenso e ricco di eventi, tra cui segnaliamo: l’inaugurazione della mostra Beata Maria degli Angeli, politica e santità nella Torino barocca (7 dicembre) presso il museo diocesano; la presentazione della biografia scritta da Maria Teresa Reineri Io sarò Carmelita, che ha popolato il prestigioso “Auditorium Vivaldi” della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (29 novembre); la solenne Messa di chiusura dell’anno giubilare, presieduta del Preposito Generale dell’Ordine, padre Saverio Cannistrà (il 18 dicembre).
La mostra, dedicata non solo alla vita e alla devozione verso la Beata, ma anche all’intenso suo rapporto con la storia di Torino, è stata presentata in un’affollata conferenza stampa. Il percorso espositivo prevedeva tre tappe: presso l’ingresso del museo è stata collocata una delle più antiche riproduzioni della Sindone, datata 1634, dono di Madama Reale Cristina di Francia alle carmelitane di S. Cristina e ai lati due belle statue seicentesche anch’esse provenienti dall’ex-monastero di S. Cristina, l’Addolorata e l’Ecce Homo attualmente proprietà del Carmelo di Moncalieri. Davanti a quella riproduzione della Passione di Cristo molte volte Maria degli Angeli poté pregare, memore che la sua vocazione carmelitana di era manifestata proprio durante una solenne ostensione del telo sindonico.
Poco distante invece è possibile ammirare la pala di Daniel Seyter Il patrocinio di san Giuseppe sulla città di Torino – concessa in prestito dal privato proprietario – commissionata dalla municipalità nel 1698 dopo l’elezione del Santo a Compatrono della città, ex-voto a conclusione di una guerra contro la Francia, come chiesto dalla Beata grazie agli ottimi rapporti che aveva con Madama Reale Giovanna Battista di Savoia-Nemours.
Nel settore “mostre temporanee” sono infine stati esposti documenti e cimeli, testimonianza della fama di santità che circondò la figura di Marianna Fontanella subito dopo la sua morte – il processo fu aperto già nel 1720 – e, nei decenni seguenti, in tutto il ducato sabaudo e anche oltre. Lo testimoniano le immagini incise, i dipinti del XVIII secolo, ma anche le immaginette devozionali, le litografie e i reliquiari ottocenteschi, diffusi soprattutto dopo la beatificazione (25 aprile 1865). Tra i molti ritratti, ne sono stati scelti sette, quasi tutti proprietà del monastero di Moncalieri. Si può ammirare inoltre una grande riproduzione fotografica della tela conservata a Genova nella chiesa dei Ss. Carlo e Vittore, rappresentante la Beata che intercede presso Cristo a favore della città di Torino e, in una vetrinetta poco distante, un manoscritto settecentesco, che riporta la preziosa testimonianza relativa all’episodio raffigurato sulla tela. Nelle altre vetrine sono stati esposti vari cimeli: il cilicio, alcune lettere autografe, la tazza e il cucchiaio usati durante l’ultima malattia, il rame utilizzato dalla Beata per produrre scapolari con l’immagine della Sindone (si conserva anche uno scapolare confezionato da Lei), piccoli fiori di stoffa creati dalle carmelitane nel ‘600, la corona del rosario, un piccolo quadretto con una preziosa incisione colorata di sua proprietà. Di particolare interesse l’album con le firme dei soldati torinesi coinvolti nella seconda guerra mondiale, che si affidarono alla protezione di Maria degli Angeli prima di partire per il fronte. Infine l’albero genealogico dei Fontanella e il manifesto delle solenni feste che si celebrarono nella chiesa di S. Teresa per la beatificazione.
Buona l’attenzione da parte dei media, in particolare de “La Stampa” con un ampio articolo dal titolo La beata delle profezie (8 dicembre 2017, a firma di Andrea Parodi), “”La voce e il Tempo del 17 dicembre, con l’articolo Maria degli Angeli- storia, arte e spiritualità nella Torino barocca di Luca Rolandi, e due servizi televisivi sul TG3 Piemonte. Il catalogo della mostra, presentato da Domenico Giacotto, presidente del comitato promotore, è stato curato da Maria Teresa Reineri, Daniele Bolognini, Simone Mattiello, Francesca Capellaro, Arabella Cifani, Franco Monetti, Carlotta Venegoni.
Come da tempo programmato, l’Anno Centenario è stato chiuso da padre Saverio Cannistrà con una solenne concelebrazione eucaristica cui hanno partecipato parecchi sacerdoti (tra gli altri otto carmelitani delle province Lombarda e Ligure e i diocesani Giuseppe Ghiberti, Giuseppe Tuninetti addetto all’Ufficio delle cause dei santi della diocesi, Sabino Frigato, vicario moniale, il segretario dell’arcivescovo don Enrico Ghiffa). L’omelia ha davvero toccato il cuore dei presenti. Dopo aver presentato il contesto storico e sociale in cui visse Madre Maria degli Angeli, p. Saverio ha offerto alla meditazione dei presenti alcuni pensieri sugli scritti autografi, prova di un percorso spirituale, non privo di difficoltà, che ancora oggi, a distanza di trecento anni, può essere modello di vita cristiana: «Di Maria degli Angeli – ha detto – resta a noi l’ambizione di una radicalità cristiana … ricerca instancabile della radice che è la vita trinitaria di Dio e la sua presenza misteriosa … di cui possiamo fare esperienza … nella carne del Figlio. … Per andare alla radice bisogna fare un viaggio … un vissuto di trasformazione in cui lo Spirito … lavora … a colpi di scalpello … incidendo profondamente». In lei – ha proseguito – il Signore ha fatto sentire «tutto quello che anche noi sentiamo in forma minore: tentazioni contro la fede, timori contro la speranza … e la resistenza ad abbandonarsi fino in fondo nelle mani del Signore. … La santità è proprio questo … umile offerta della nostra verità, della nostra realtà, di ciò che siamo … una realtà che ha sempre tante crepe. … “Sì, ma attraverso queste crepe, è lì che passa la luce” (L. Cohen). Effettivamente è così: in queste crepe che rendono la persone imperfetta secondo le nostre logiche mondane. Dove si manifesta la miseria, la povertà, l’incapacità, l’impotenza è lì che si manifesta in maniera più forte, in maniera più viva, l’amore che viene a prenderci, che viene a salvarci proprio laddove noi non siamo capaci di andare avanti, di muovere un passo verso di Lui. È soltanto lasciandoci prendere da questo Amore che facciamo il viaggio della santità, un viaggio che appunto si fa soltanto se presi, sollevati, sostenuti dalle braccia forti di Dio».
Daniele Bolognini